MONTE SANT’ANGELO

Monte Sant’Angelo

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MONTE SANT’ANGELO:

UN MISTERIOSO UNIVERSO

Monte Sant’Angelo Gargano Puglia Italia

Lasciate indietro le suggestioni storiche e naturali della piana sipontina e percorsi i tornanti che si avvitano intorno alla misteriosa montagna dell’Arcangelo, si giunge a Monte Sant’Angelo che, su uno sperone meridionale del Promontorio, ad oltre 800 metri d’altezza, si erge a dominare il Tavoliere, ad ovest, ed il Golfo di Manfredonia, a sud.

La roccia su cui si adagia e’ di natura calcarea ed al suo interno si aprono numerose caverne, tra cui quella notissima di San Michele.

Con le vicende di questa grotta – chiesa si fonde l’intera storia del paese: secondo la tradizione l’avrebbe consacrata all’arcangelo nel 493, Lorenzo Maiorano, vescovo di Siponto; tuttavia, da questa versione dissentono alcuni storici, secondo i quali il tempio sarebbe sorto nella seconda meta’ del VI secolo su una piu’ antica badia basiliana, nel corso della riorganizzazione politico-religiosa messa in atto dal Ducato Longobardo di Benevento.

Monte Sant’Angelo

Costumi tradizionali di Monte Sant’Angelo sfoggiati in occasione dei raduni folcloristici internazionali

Monte Sant’Angelo

Particolare del rione Carmine caratteristico per la struttura urbanistico-architettonica delle case

Notizie e informazioni per conoscere

MONTE SANT’ANGELO,

località turistica del Gargano.

Mappa: Monte Sant’Angelo nel Gargano

Fu , appunto, in questa occasione che la Chiesa di San Michele venne innalzata alla dignita’ di santuario nazionale dei Longobardi del Mezzogiorno, divenendo ben presto meta, lungo la “Via Sacra Langobardorum” di quella intensa tradizioni di pellegrinaggi ancora oggi viva.

Saccheggiato dai saraceni nell’anno 869 e riedificato nell’871 da Ludovico II, il Santuario, nella seconda meta’ del X secolo era gia’ tappa obbligata dei Crociati diretti in Terrasanta ed oggetto di venerazione da parte di condottieri, principi, sovrani, pontefici.

Intorno alla Santa Grotta venne lentamente nascendo il paese; l’esigenza di ricoveri da destinare ai sempre piu’ numerosi pellegrini fece formare le “mansioni” che, trasformatesi successivamente in vere e proprie abitazioni, costituirono il primo nucleo urbano.

Intorno al X secolo il borgo di Monte Sant’Angelo era, quasi certamente, costituito dal solo quartiere Junno; successivamente i Signori che dal XII al XVIII secolo si avvicendarono a reggere quello che fu definito l’ Honor Monti Sancti Angeli impressero i segni storico-artistici piu’ significativi dell’intero Gargano. Tra i numerosi complessi monumentali del paese, il piu’ suggestivo e’ quello della Basilica Palatina , all’interno della quale e’ custodita la statua marmorea di San Michele attribuita ad Andrea Sansovino

Monte Sant’Angelo

Poco lontano dall’imponente campanile di forma ottagonale fatto costruire nel 1274 da Carlo I d’Angio’, l’ingresso al Santuario si apre attraverso due portali: quello di destra e’ opera di Simeone di Monte Sant’Angelo (1395); l’altro e’ solo una imitazione ottocentesca.

Da essi prende l’avvio la scalinata che giunge sino al portale romanico voluto dal Guiscardo: le sue imposte di bronzo, dono del nobile amalfitano pantaleone III, furono fuse a Costantinopoli nel 1076 e, sui due battenti, vennero ricavati ventiquattro pannelli riproducenti scene del Vecchio e del Nuovo testamento, oltre a quella dell’apparizione di San Michele e Lorenzo Maiorano.

Basilica Monte Sant’Angelo

Nella parte piu’ interna della Chiesa si succedono diversi manufatti artistici di grande pregio: gli stalli scolpiti in noce del coro capitolare; la cappella delle reliquie; l’altare seicentesco consacrato a San Francesco; gli altari di San Pietro, del Crocifisso e, infine, quello dell’Arcangelo.

Il Santuario di S. Michele è dovunque conosciuto ed esaltato non per lo splendore dei suoi marmi, ma per gli eventi prodigiosi che qui sono avvenuti: di forma modesta, esso è, però, ricco di celesti virtù, poiché si degnò di edificarlo e consacrarlo lo stesso Arcangelo Michele, il quale, memore della fragilità umana, scese dal cielo per far sì che in quel tempio gli uomini potessero divenire partecipi delle cose divine.

San Michele Monte Sant’Angelo

Il San Michele di Andrea Sansovino.

La statua in marmo bianco di Carrara e’ conservata dentro una preziosa teca d’argento e cristallo.

La storia del Santuario è strettamente legata a quattro apparizioni di San Michele

Ancora oggi la misteriosa energia racchiusa nella roccia di questa grotta, emana sensazioni inspiegabili di tale portata, da scuotere profondamente l’animo di ognuno che vi si rechi.
Non fa differenza se si tratti di un fedele o un ateo.
Questa è effettivamente una ponte fra Cielo e Terra.

 La prima apparizione

Così narra un’operetta agiografica, datata tra il V e l’VIII secolo, il Liber de apparitione Sancti Michaelis in Monte Gargano (Apparitio):

«Vi era in questa città un uomo molto ricco di nome Gargano che, a segui – to delle sue vicende, diede il nome al monte.

Mentre i suoi armenti pascolavano qua e là per i fianchi di scosceso monte, avvenne che un toro, che disprezzava la vicinanza degli altri animali ed era solito andarsene da solo, al ritorno dal gregge, non era tornato nella stalla.

Il padrone, riunito un gran numero di servi, cercandolo in tutti i luoghi meno accessibili, lo trova, infine, sulla sommità del monte, dinanzi ad una grotta.

Mosso dall’ira perché il toro pascolava da solo, prese l’arco, cercò di colpirlo con una freccia avvelenata.

Questa ritorta dal soffio del vento, colpì lo stesso che l’aveva lanciata».

Turbato dall’evento, egli si recò dal vescovo che, dopo aver ascoltato il racconto della straordinaria avventura, ordinò tre giorni di preghiere e digiuno. Allo scadere del terzo giorno, al vescovo Maiorano apparve l’Arcangelo Michele che così gli parlò: «Hai fatto bene a chiedere a Dio ciò che era nascosto agli uomini.

Un miracolo ha colpito l’uomo con la sua stessa freccia, affinché fosse chiaro che tutto ciò avviene per mia volontà, Io sono l’Arcangelo Michele e sto sempre alla presenza di Dio. La caverna è a me sacra.

E poiché ho deciso di proteggere sulla terra questo luogo ed i suoi abitanti, ho voluto attestare in tal modo di essere di questo luogo e di tutto ciò che avviene patrono e custode. Là dove si spalanca la roccia possono essere perdonati i peccati degli uomini.

Quel che sarà qui chiesto nella preghiera sarà esaudito.

Và, perciò, sulla montagna e dedica la grotta al culto cristiano.»

Ma, poiché quella montagna misteriosa e quasi inaccessibile era stata luogo di culti pagani, il vescovo esitò prima di decidersi ad obbedire alle parole dell’Arcangelo.

La seconda apparizione

La seconda apparizione di San Michele è detta “della Vittoria” e viene tradizionalmente datata nell’anno 492. Gli studiosi, tuttavia, riferiscono l’episodio alla battaglia tra Bizantini e Longobardi del 662 – 663: i greci attaccarono il Santuario garganico, in difesa del quale accorse Grimoaldo I, duca di Benevento. « […] Ed ecco che la stessa notte, che precedeva il giorno della battaglia, apparve in visione al vescovo (Lorenzo Maiorano) San Michele, dice che le preghiere sono state esaudite, promette di essere presente e ammonisce di dare battaglia ai nemici all’ora quarta del giorno.» (Apparitio)

La battaglia, accompagnata da terremoti, folgori e saette, si concluse con il successo di Grimoaldo.

La vittoria riportata fu descritta come voluta proprio da San Michele: essa sarebbe avvenuta l’8 maggio, divenuto in seguito il dies festus dell’Angelo sul Gargano. Inoltre, sancì ufficialmente il legame tra il culto dell’Angelo e il popolo longobardo.

Il segno soprannaturale lasciato da S. Michele è ancora oggi esistente e come si racconta, ricorda l’impronta del piede di un fanciullo posato sulla soffice neve.

La terza apparizione

La terza apparizione viene denominata anche “episodio della Dedicazione”. «Intanto i Sipontini rimanevano in dubbio su cosa fare del luogo e se si dovesse entrare nella chiesa e consacrarla.» (Apparitio)

Tuttavia, nell’anno 493, dopo la vittoria, il vescovo Maiorano decise di obbedire al Celeste Protettore e di consacrare al culto la Spelonca in segno di riconoscenza, confortato anche dal parere positivo espresso da papa Gelasio I.

«Ma la notte, l’angelo del Signore, Michele, apparve al vescovo di Siponto in visione e disse: “Non è compito vostro consacrare la Basilica da me costruita. Io che l’ho fondata, io stesso l’ho consacrata. Ma voi entrate e frequentate pure questo luogo, posto sotto la mia protezione”.» (Apparitio)

Allora il vescovo Lorenzo, insieme ad altri sette Vescovi pugliesi, in processione con il popolo ed il clero Sipontino, si avviò verso il luogo sacro.

Durante il cammino si verificò un prodigio: alcune aquile, con le loro ali spiegate, ripararono i Vescovi dai raggi del sole.

Giunti alla Grotta, vi trovarono eretto un rozzo altare, coperto di un pallio vermiglio e sormontato da una Croce.

Inoltre nella roccia trovarono impressa l’orma del piede di San Michele.

Il santo Vescovo Maiorano vi offrì con immensa gioia il primo Divin Sacramento.

Era il 29 settembre.

La Grotta stessa, come unico luogo non consacrato da mani d’uomo, ha ricevuto nei secoli il titolo di “Celeste Basilica”.

San Michele Monte Sant’Angelo

La quarta apparizione

Era l’anno 1656 ed in tutta l’Italia meridionale infieriva una terribile pestilenza. L’Arcivescovo Alfonso Puccinelli, non trovando alcun ostacolo umano da contrapporre all’avanzata dell’epidemia, si rivolse all’Arcangelo Michele con preghiere e digiuni.

Il Pastore pensò addirittura di forzare la volontà divina lasciando nelle mani della statua di San Michele una supplica scritta a nome di tutta la Città.

Ed ecco, sul far dell’alba del 22 Settembre, mentre pregava in una stanza del palazzo vescovile di Monte Sant’Angelo, sentì come un terremoto e poi San Michele gli apparve in uno splendore abbagliante e gli ordinò di benedire i sassi della sua grotta scolpendo su di essi il segno della croce e le lettere M.A. (Michele Arcangelo).

Chiunque avesse devotamente tenuto con sé quelle pietre sarebbe stato immune dalla peste.

Il vescovo fece come gli era stato detto. Ben presto non solo la Città fu liberata dalla peste, secondo la promessa dell’Arcangelo, ma anche tutti coloro che tali pietre richiedevano, dovunque si trovassero.

A perpetuo ricordo del prodigio e per eterna gratitudine, l’Arcivescovo fece innalzare un monumento a S.Michele nella piazza della Città, dove ancora oggi si trova, di fronte al balcone di quella stanza nella quale si vuole che avvenne l’apparizione, con la seguente iscrizione in latino: Al Principe degli Angeli Vincitore della Peste Patrono e Custode monumento di eterna gratitudine Alfonso Puccinelli 1656.

Poco lontano dalla Basilica, si erge la mole gigantesca ed irregolare del Castello munito di solidissimi bastioni di epoche diverse, tra cui la poderosa Torre dei Giganti .

Le piu’ antiche testimonianze storiche sulla edificazione della fortezza risalgono ai tempi di Orso I; con l’avvento dei Normanni e degli Svevi essa divenne la dimora dei principi dell’ Honor Monti Sancti Angeli; fu trasformata in carcere dagli Angioini e restaurata dagli Aragonesi.

Castello Monte Sant’Angelo Gargano Puglia Italia

Dopo essere appartenuta all’eroe albanese Giorgio Castriota Scanderberg, passo’ a Consalvo di Cordova e, verso la meta’ del XVI secolo, ne entrarono in possesso i Grimaldi sino alla fine del ‘700, quando Ferdinando IV di Borbone la dono’ al cardinale Ruffo.

Attualmente e’ proprieta’ del Comune.

E non si può fare a meno di provare rispetto di fronte al Castello di Monte Sant’Angelo ed alla sua storia: edificato dai Longobardi, ospitò i Normanni, Federico II di Svevia, gli Aragonesi, gli Angioini, così via fino agli inizi del 1900 quando fu acquistato dal Comune di Monte Sant’Angelo.

Tutti hanno contribuito al suo abbellimento ed alla sua ristrutturazione, fino a renderlo un esempio di grazia, forza e magnificenza.

l’UNESCO ha proclamato questo gioiello del Gargano Patrimonio Mondiale dell’Umanità inserendolo nella World Heritage List.

Chiesa di Santa Maria Maggiore:
particolare del portale a baldacchino

Nel centro monumentale del paese sorge la Chiesa di Santa Maria Maggiore, una delle opere romanico-pugliesi meglio riuscite; assai interessante la sua facciata ad arcate cieche su esili lesene ed il portale a baldacchino poggiante su due aquile.

L’interno e’ a tre navate, quelle laterali, ad arco acuto, sono separate dalle altre mediante pilastri con capitelli istoriati.

Chiesa di Santa Maria Maggiore

Nella foto, bassorilievo inserito nel portale di ingresso della Chiesa di Santa Maria Maggiore.

Sono rappresentate nella parte superiore, le Marie al Sepolcro e la Resurrezione; in quella inferiore, la cattura di Gesu’.

Monte Sant’ Angelo

 Non molto lontano, a sinistra dell’abside della diroccata Chiesa di San Pietro, la piu’ antica del paese, sorge la cosidetta Tomba di Rotari, non un sepolcro, come il nome lascerebbe credere, ma quasi sicuramente un battistero che nei primi anni del XII secolo, Rodelgrimo e suo cognato Pagano da Parma fecero sopraelevare e coprire con una cupola.

Pregevole la fattura del suo portale, costituito da un architrave con bassorilievo riproducente la “Cattura di Gesu‘ “, la “Deposizione“, le “Marie al Sepolcro”, la “Resurrezione” .

Tra gli altri monumenti del paese, sono degne di nota le Chiese di San Benedetto, di San Antonio Abate, di San Apollinare e, infine, l’ex convento di San Francesco, risalente al XIV secolo che, attualmente, ospita il Museo d’arti e tradizionali popolari del Gargano, intitolato a Giovanni Tancredi, demologo di Monte Sant’Angelo.

LA GROTTA DI SAN MICHELE ARCANGELO

Grotta dell’apparizione dell’Arcangelo Michele

Nel VII secolo i Longobardi, particolarmente devoti di San Michele, elevarono la grotta a loro santuario nazionale, dovevano sentirsi particolarmente attratti da Michele, il santo guerriero capo dell’esercito celeste, lo considerarono il loro santo nazionale, facendolo rappresentare sugli scudi e sulle monete e diffondendone il culto dappertutto, anche fuori dalla penisola italica.

Trasformarono la grotta nel più importante santuario dedicato all’Angelo: esso determinò la nascita di un centro che proprio dal santo ha tratto il nome (Monte Sant’Angelo).

Monte Sant’Angelo

“Terribilis est locus iste,

hic dumus Dei est et porta coeli”

Questa frase, iscritta su una lapide posta sull’ingresso del portale angioino del Santuario di San Michele a Monte Sant’Angelo, sottolinea l’eccezionalità e l’unicità di questo luogo, infatti, il termine latino “terribilis”, erroneamente tradotto nell’italiano “terribile”, ha anche il significato di “cosa che incute rispetto”, pertanto si può benissimo tradurre la frase nella seguente maniera:

“Questo luogo incute rispetto, questa è la casa di Dio e la porta del cielo”.

San Michele
Monte Sant’Angelo

“Io sono l ‘Arcangelo Michele e sto sempre alla presenza di Dio.

La caverna è a me sacra, è una mia scelta; io stesso ne sono il vigile custode.

Là dove si spalanca la roccia possono essere perdonati i peccati degli uomini.

Quel che sarà qui chiesto nella preghiera sarà esaudito

Secondo la tradizione agiografica, infatti, l’8 maggio del 490 l’arcangelo Michele apparve al santo vescovo di Siponto Lorenzo Maiorano e gli ordinò di dedicare la grotta al culto cristiano in suo nome.

Attraverso il tratto della Via Francigena che congiungeva la Grotta con l’isola di Mont Saint-Michel, sul canale della Manica, si sviluppò un intensissimo flusso di pellegrini diretti in Terrasanta, un pellegrinaggio dal nord al sud, una rete importantissima di comunicazione e condivisione come quella che si è creata oggi con le altre realtà rappresentative del potere longobardo in Italia (Cividale del Friuli, Brescia, Castelseprio Torba, Spoleto, Campello sul Clitumno, Benevento), grazie all’ ingresso del Santuario nel circuito seriale “The Longobards in Italy, Places of Power, 568 – 774 A.D.”, nuovamente si viene così a creare una sorta di ponte che attraversa tutta l’Italia, da Nord a Sud.

links utili:

Escursioni a Monte Sant’Angelo

come arrivare

Il sito ufficiale del Comune di Monte Sant’Angelo

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