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Escursioni alle Isole Tremiti

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Isole Tremiti Gargano Puglia Italia

ISOLE TREMITI

L’Arcipelago delle Isole Tremiti è localizzato a circa 12 miglia a Nord del promontorio del

Gargano (lo “sperone” d’Italia).

Esso è costituito dalle isole di: San Nicola, San Domino, Capraia, Pianosa, Cretaccio e La Vecchia:

da tre isole maggiori: S. Domino, S. Nicola e Caprara, da un isolotto posto fra le tre isole denominato il Cretaccio e un altro chiamato La Vecchia, a breve distanza, un’isola minore, localizzata a distanza di circa 12 miglia in direzione NE dalle prime tre e ad oltre 30 miglia dalla costa garganica, denominata Pianosa.

Sono chiamate per la loro bellezza “Le Perle dell’Adriatico“.

In meno di 3 km quadrati di superficie e 20 km di perimetro costiero, l’arcipelago tremitese costituisce un esempio di rara bellezza sia per la natura incontaminata dei suoi fondali sia per gli aspetti paesaggistici e storico-architettonici presenti soprattutto sulle due isole più grandi: S. Domino e S. Nicola.

Al fine di proteggere e preservare questo incomparabile patrimonio floro-faunistico nel 1989 è stata istituita, con D.I. del 14.07.1989 la “Riserva Naturale marina Isole Tremiti”.

Le Isole Tremiti sono tra le bellezze di maggior rilievo di tutto il mar Adriatico.

Note per le loro acque cristalline e per una natura incontaminata, le Isole Tremiti attraggono ogni anno migliaia di turisti da tutto il mondo, garantendo una sicura soddisfazione

dei palati naturalistici più esigenti.

Le spiagge più famose sono:

Cala delle Arene Isole Tremiti

Cala delle Arene

Cala Matano Isole Tremiti

Cala Matano

Cala degli inglesi Isole Tremiti

Cala degli inglesi

Cala Tonda Isole Tremiti

Cala Tonda

Acque smeraldine, faraglioni dal candore abbagliante, verde macchia mediterranea aggrappata alla roccia, calette di sabbia finissima, fondali cristallini, grotte iridescenti, fortezze inespugnabili, grida di gabbiani e volo di diomedee. L’arcipelago è conosciuto sin dall’antichità con il nome di “Isole Diomedee”. La leggenda, infatti, fa risalire le suddette isole a Diomede, eroe omerico di straordinaria forza e coraggio fuggito dalla Tracia, sua terra natale, e sbarcato sulla costa garganica per fondare il suo nuovo regno:

la Daunia. Per segnarne i confini Diomede si servì di grossi massi provenienti dalla sua terra.

Tre di questi grossi massi furono gettati in mare e dettero origine, appunto,

agli scogli di Diomede (Isole Tremiti).

La leggenda racconta, anche, che alla morte di Diomede, seppellito, secondo la leggenda, sull’isola di S.Nicola, i suoi uomini, disperati, furono trasformati in uccelli marini, detti appunto “diomedee”, che continuano ancor oggi a piangere il loro capo.

Nella realtà, tali uccelli marini sono rappresentati da una nutrita colonia di Calonectris diomedea

(Berta maggiore) ormai da tempo stabilmente presente a Tremiti ed il cui verso di richiamo, nella stagione riproduttiva, assomiglia, in maniera impressionante, al pianto di un neonato.

Da non perdere le grotte marine dell’Amore o Sorrentino, Turchese, Grottone dei Misteri ed Architiello.

Grotte marine Isole Tremiti Gargano

Grotte Isole Tremiti Gargano

Le Tremiti sono raggiungibili tramite i collegamenti marittimi via traghetto ed aliscafi tramite elicottero.

Attraverso i collegamenti marittimi oggi disponibili, le Isole sono visitabili in maniera rapida ed efficace.

Il tour potrebbe iniziare dall’Isola di San Nicola, centro storico e religioso di tutto l’arcipelago, per poi proseguire con San Domino, una delle isole più fertili e ricche di attrazioni naturalistiche (dalla grotta delle Viole a quella del Bue Marino, per poi recarsi sulla Cala delle Arene o la spiaggia sotto i Pagliai). L’aspetto roccioso di Cretaccio e i silenzi di Caprara costituiranno fondamentale parte integrante del tour alle Tremiti. Il collegamento marittimo con gli aliscafi verso le Isole Termiti è assicurato con partenze da Termoli. Da Termoli partono infatti collegamenti di linea in qualsiasi stagione dell’anno, con durata media tra 1 e 2 ore a seconda del periodo e del mezzo utilizzato. Altri collegamenti marittimi sono invece previsti da Vieste, Peschici, Rodi Garganico e Manfredonia (tragitto della durata compresa tra 1 e 2 ore).

Considerata l’elevata affluenza di turisti durante la stagione estiva, vi consigliamo di prenotare con un po’ di anticipo il vostro biglietto per questo straordinario paradiso terrestre.

La storia delle Isole Tremiti

Tremiti, la Montecassino sul mare.

Un miracolo da conservare.

Isole Tremiti

Le indagini archeologiche hanno accertato la presenza di abitanti nell’arcipelago gia’ in eta’ preistorica. Nell’isola di San Nicola, dove, stando a Tacito, Augusto relego’ la nipote Giulia per punirla della sua vita scandalosa, le tombe di eta’ classica e l’individuazione di strati ricchi di frammenti ceramici attestano una continuita’ di presenza umana scarsamente documentata dalle fonti storiche.

Isole Tremiti

Le informazioni piu’ complete e sicure sulle passate vicende delle Isole Tremiti sono contenute in una serie di carte sotto il nome di Chartularium Tremitense, trascritto da Armando Petrucci e pubblicato nel 1960 con il titolo di Codice diplomatico del monastero benedettino di S. Maria di Tremiti .

Isole Tremiti

Tale documentazione consiste in privilegi ed atti di donazione che, riferiti ad un periodo cronologico compreso tra il 1005 e il 1237, costituiscono una fonte preziosa per conoscere storia ed economia non solo del monastero, ma dell’intera Capitanata, nel corso dei secoli XI – XIII.

Dati interessanti sulla chiesa di Tremiti agli inizi e nel corso del 1400 sono forniti anche da una descrizione compilata nel 1606 da Benedetto Cocarella, un canonico regolare vercellese, al quale si deve, tra l’altro, la seguenda leggenda sulle origini della Chiesa di Santa Maria: in tempi remoti, si era rifugiato nell’Isola di San Nicola un santo eremita, desideroso di vivere in solitudine e in preghiera.

Una notte gli apparve la Madonna, che gli indico’ il luogo dove era nascosto un tesoro e di portarlo alla luce, gli ordino’ di navigare a Bisanzio ed acquistarvi tutto il necessario alla costruzione di una chiesa in suo onore.

Abbazia Isole Tremiti

Dopo una seconda apparizione, in cui la Vergine, rimproverandolo per la negligenza, lo sollecito’ ad eseguire quanto comandato, il monaco si affretto’ a scavare nel punto indicato e disseppelli’ un meraviglioso tesoro con il quale fece vela per Bisanzio.

Li’, all’imbocco del porto, gli venne miracolosamente incontro una nave carica di tutto cio’ che serviva ad ediificare ed adornare una chiesa.

L’eremita torno’ nelle Isole Tremiti e fondo’ Santa Maria. Si reco’, poi, a Roma, ottenne dal pontefice il permesso di costituire accanto ad essa un monastero e, poco dopo, mori’.

Da questo racconto si evince chiaramente il ricordo remoto dell’intervento di artisti di origine bizantina nella decorazione, soprattutto musiva, della chiesa edificata nell’isola di San Nicola, ad opera di monaci di Montecassino, verso la fine del secolo XI.

Santuario di Santa Maria a Mare Isole Tremiti

Probabilmente, non senza rilevanza per tale insediamento dei Cassinesi dovette essere la distruzione della loro casa d’origine da parte dei saraceni nell’833. In ogni caso, se il loro arrivo sulle Isole Tremiti non fu collegato a quell’evento, certamente ne derivo’ la necessita’ di avviarsi ad un’esistenza autonoma, una volta spezzati i collegamenti con la casa madre.

Con il passare degli anni, l’indipendenza economica, agevolata ed incrementata da continue acquisizioni patrimoniali , si ando’ facendo sempre piu’ consistente, sino a divenire florida agiatezza verso la meta’ del secolo XI.

A quell’epoca l’Abbazia poteva fare sicuro affidamento sul favore dei signori locali e dei funzionari bizantini che ritenevano utile alla propria linea politica favorire l’espansione dei possedimenti tremitesi sulla terraferma, allo scopo di contrastare e soppiantare nella popolazione la cultura longobarda, retaggio del dominio beneventano.

Fu, quindi, in conseguenza di tale protezione che le proprieta’ del monastero, grazie alle frequenti e generose donazioni, poterono estendersi in Abruzzo e in Molise, sino ai territori di Chieti.

Larino e Termoli, con notevoli concentrazioni tra i fiumi Fortore e Biferno, nei pressi di Campomarino e nella zona di Serracapriola.

Possedimenti non meno cospicui si erano andati costituendo a Lesina ed in varie altre localita’ del Gargano.

In questa regione le condizioni politiche all’epoca della formazione e del primo sviluppo del monastero, erano caratterizzate dal nuovo assetto imposto dall’ autorita’ bizantina che, attraverso il Catapano Boioannes, verso 1018, aveva favorito la nascita di nuovi centri e la fortificazione di quelli esistenti, al fine di realizzare una rete difensiva ai margini della Capitanata, lungo il confine delle terre sottoposte al dominio greco.

L’Abbazia di Tremiti, pur gravitando verso l’area soggetta ai Bizantini, non trascurava, tuttavia, di intrattenere rapporti con i conti longobardi di Chieti, Larino, Termoli e Campomarino, territori nei quali erano ubicati molti dei suoi possessi.

Un equilibrio  economico estremamente delicato che fu violentemente scosso dal primo apparire dei Normanni.

La paura per i nuovi invasori, infatti, indusse molti signori locali ed i conti longobardi a salvare i loro beni legandoli ad istituzioni religiose ritenute al sicuro dalle minacce del nemico.

Cosi’,  l’ Abbazia di Tremiti alla pari di altre chiese e monasteri, vide, in breve tempo, accrescersi smisuratamente il proprio patrimonio, che fu subito messo in grave pericolo prima dalle oggettive difficolta’ di una gestione oculata e, poco dopo, dal nuovo corso politico determinato dalla vittoria di quei Normanni a lungo avversata dai monaci, fautori della fazione bizantina e longobarda.

Abbazia di Santa Maria a Mare Isole Tremiti San Nicola

Ben presto, tuttavia, i conquistatori riconobbero piu’ conveniente garantirsi la collaborazione di popolazione e autorita’ locali, sia laiche che ecclesiastiche; il monastero tremitese, pertanto, pote’ lentamente rientrare in possesso dei suoi beni e,  interrotto ogni legame coi partiti antinormanni, intreccio’ sempre piu’ frequenti rapporti con i nuovi feudatari, come Roberto, conte di Devia, e Petrone, conte di Lesina.

La florida condizione economica e la potenza nuovamente raggiunte dall’abbazia di Tremiti suscitarono l’attenzione e l’interesse pericolosi di Desiderio, abate di Montecassino, il quale impegnato a ripristinare l’antico ruolo dell’abbazia cassinese ricostruita dopo la distruzione dell’833, intravedeva nelle fortune del monastero trermitese un antagonista che oscurava l’ autorita’ e il prestigio della piu’ antica sede benedettina e, contemporaneamente, una preda appetibile per l’ingente consistenza dei suoi possedimenti.

Da quel momento, l’autorita’ e il prestigio dell’abate, figura di fondamentale importanza nel quadro dei rapporti tra Papato e Normanni, si esplicarono in una intensa attivita’ mirante ad annullare l’autonomia di Tremiti ed a rivendicarne tutte le proprieta’ di terraferma.

Dopo alterne e burrascose vicende, nelle quali venne chiamato in causa anche Roberto il Guiscardo, la controversia tra le due abbazie si risolse nel 1081 Civitate, dove, in una riunione presieduta da numerosi vescovi e feudatari, vennero riconosciuti, da parte di Montecassino, tutti i diritti di Tremiti e la sua indipendenza da qualsiasi tutela.

Inizio’, allora, un intenso periodo di lavoro per ricostruire l’integrita’ e la produttivita’ del vasto patrimonio; ma era gia’ iniziato un periodo di lento e inarrestabile declino che provoco’, nella fase piu’ critica, l’intervento dei Pontefici Onorio III e Gregorio XI, i quali constatato, attraverso accertamenti e inchieste lo stato di abbandono del monastero, decisero l’allontanamento dei Benedettini dalle Isole Tremiti e incaricarono il vescovo di Termoli di insediarvisi, nel 1237, i Cistercensi di Casanova.

Fu, tuttavia, necessario attendere  il 1255 perche’ costoro potessero avviare un impegnativo programma di restauro del patrimonio edilizio e di ricostituzione delle proprieta’ sulla terraferma.

Inizialmente, furono infatti costretti a recuperare ogni testimonianza, scritta ed orale, relativa a consistenza e confini di ciascun possedimento ed a compilare inventari degli oggetti di valore e di particolare pregio facenti parte del tesoro abbaziale.

Una volta esaurite queste operazioni, furono in grado di dedicarsi all’opera di ricostruzione di chiesa e convento che dovevano versare in pessime condizioni, a causa del prolungato stato di abbandono durante l’ultimo periodo di permanenza benedettina.

Il risultato dei numerosi interventi architettonici fu una trasformazione sostanziale della precedente struttura dell’intero complesso conventuale e la creazione intorno ad esso di un sistema di fortificazioni.

Con impegno non inferiore si dedicarono anche al recupero dei beni abbaziali.

Alla seconda meta’ del secolo XIII erano gia’ in grado di riportare alla prosperita’ originaria l’Arcipelago delle Isole Tremiti e di restituirlo alla sua funzione di approdo per le navi mercantili incrocianti nel basso Adriatico.

Questa circostanza indusse, nel 1275, i pirati dalmati a fare una sortita nelle Isole Tremiti per sopraffare e derubare i mercanti in sosta.

Grazie all’interventi di Carlo I, furono inviati tempestivi soccorsi, ma il grave pericolo in cui l’arcipelago delle Tremiti si era trovato esposto indusse i monaci a munire il convento di maggiore protezione ed il re a stabilirvi un presidio militare.

A tale proposito un documento del 1294 riporta le dettagliate istruzioni inviate dal sovrano al Giustiziere di Capitanata affinche’ venissero attuati tutti i provvedimenti opportuni a garantire la difesa delle Isole Tremiti.

Veniva ordinato che una guarnigione di armati costituita da cento unita’ nella stagione estiva e da cinquanta durante quella invernale, si stabilisse nell’Isola di San Nicola; inoltre venivano minuziosamente descritte le caratteristiche delle strutture difensive da costruire con l’indicazione dei muri con cui circondare il monastero, la posizione ed il numero delle torri, dei merli e delle berlesche.

Da questo momento scarse diventano le fonti relative alla presenza dei Circestensi sino al 1334; dopo tale anno nessun documento fornisce elementi utili a conoscere in che modo si sia conclusa la loro presenza alle Isole Tremiti.

All’indomani della partenza dei monaci di Casanova, le Isole Tremiti furono concesse in commenda cardinalizia sino al 1412, quando, allo scopo di risollevarne le sorti morali e materiali, Gregorio XII dispose che venissero affidate ai Canonici regolari lateranensi, i quali, dopo un primo periodo di esistenza disagiata e rischiosa a causa dello stato deplorevole in cui versava il convento, diedero inizio sotto la guida di Leone da Carrara, ad un intenso programma di lavoro per riorganizzare la vita sociale ed economica dell’abbazia.

Innanzitutto provvidero a ricostituire il patrimonio troppo a lungo trascurato, ottenendo, in breve tempo, risultati concreti, dapprima con la conferma del possesso delle Isole Tremiti, quindi, con il riconoscimento della proprieta’ di tutti gli altri possedimenti, alcuni dei quali di notevole importanza per le necessità della vita comunitaria.

Tra essi, il feudo di Sant’Agata, latifondo di notevole capacita’ produttiva, fornito di un porto, nei pressi della Foce del Fortore; e l’Abbazia di Kalena, restituita a Tremiti nel 1445 insieme con tutte le sue pertinenze ed i beni disseminati in un esteso territorio comprendente anche l’intero abitato di Peschici.

Contemporaneamente venne anche promossa una nuova politica economica che consentisse di gestire le varie proprieta’ in modo da incrementare il livello produttivo dei terreni ed aumentare il rendimento dei beni patrimoniali mediante acquisti, vendite, concessioni in fitto ed in enfiteusi.

Molto presto, quindi, grazie soprattutto al succedersi nelle Isole Tremiti di Priori dalla forte personalita’, l’abbazia raggiunse un tale stato di floridezza economica che, nel 1495, le sue rendite furono tra le piu’ cospicue di tutte le comunita’ dipendenti dalla Congregazione.

Particolarmente intensa fu l’attivita’ edilizia dei Canonici: ampliarono gli edifici conventuali; restaurarono la Chiesa, alla quale, nel 1743, fu sovrapposta una nuova facciata, ad opera dell’architetto Andrea Alessi di Durazzo e dello scultore fiorentino Niccolo’ di Giovanni Cocari; rafforzarono, contro la costante minaccia di pirati dalmati e barbareschi, il sistema difensivo e realizzarono, entro il 1512, un complesso sistema di fortificazioni che cingeva l’intera abbazia, dalla marina sino alla cosiddetta ” tagliata”.

Nella seconda meta’ del XVI secolo, quando il monastero, incrementando ulteriormente i suoi possedimenti, aveva nuovamente raggiunto prosperita’ e prestigio ragguardevoli, inizio’, ancora una volta, la fase discendente delle sue fortune.

Il pericolo delle incursioni dei Turchi si fece, in questo periodo, nuovamente pressante, rendendo necessario il potenziamento delle fortificazioni e del presidio militare, per garantire la difesa delle Isole Tremiti.

Fu proprio grazie a questi provvedimenti che, nel 1567, la flotta ottomanna, quando, una volta saccheggiata Vieste, mosse contro Tremiti, fu costretta dopo tre giorni di assedio a ritirarsi per l’accanita resistenza incontrata.

Ma ben altre erano le nubi che incombevano sull’abbazia: le mutate condizioni politiche a Napoli, per cui i rapporti con gli Spagnoli non erano amichevoli come i precedenti stabiliti con gli Aragonesi, e il grande impegno finanziario sostenuto per le attivita’ avevano causato notevoli problemi economici ai Canonici, i quali con il ricavato di rendite e commercio non erano piu’ in grado di far fronte neppure alle spese di gestione ordinaria.

La grave situazione finanziaria fece nascere l’idea di vendere le Isole Tremiti, divenute eccessivamente onerose, e trasferire sulla terraferma tutta la comunita’ monastica.

Tale decisione allarmo’, pero’, l’ambiente di Napoli che, dopo aver respinto  l’offerta di acquistarle, ritenendola superflua, in quanto considerava l’arcipelago territorio del Regno, si preoccupo’ di evitare che potessero cadere sotto l’influenza di una potenza straniera, contrastandone continuamente ed in ogni modo la vendita.

La questione della sovranita’ si dibatte’ a lungo tra le tesi contrapposte di chi, a sostegno dei monaci, sosteneva la libera e totale proprieta’ delle Isole Tremiti dove l’abate esercitava, da principe, dominio assoluto temporale e spirituale, e quelle dell’autorita’ vicereale che considerava le Tremiti come parte del Regno e l’abate di un feudatario, anche se con il godimento di particolari privilegi.

Intanto la situazione del monastero e dell’intero arcipelago andava diventando sempre di piu’ critica: la popolazione residente tendeva a ridursi, sottraendo uomini e personale, ai numerosi servizi e, di conseguenza, la condizione di edifici e fortificazioni si faceva sempre piu’ disastrosa, senza che nessuno provvedesse a fare effettuare i necessari lavori di restauro.

Nel 1675, il vicere’ di Napoli, dopo aver riconfermato i diritti reali sulle Isole Tremiti, dispose che venissero militarmente presidiate e che le fortificazioni fossero ripristinate.

All’arrivo dei soldati, l’anno successivo, i Canonici abbandonarono l’abbazia e si trasferirono a Serracapriola, lasciando su San Nicola un canonico e quattro conversi.

Nel 1737 Carlo III ordino’ una nuova inchiesta per accertare la natura del possesso goduto dai Canonici; nel frattempo i complessi architettonici conventuali e le fortificazioni continuavano a rimanere abbandonati al piu’ assoluto degrado.

Nel 1764, finalmente, furono realizzati i restauri piu’ urgenti, ma il completo disinteresse dimostrato, in tale circostanza, dai Canonici per le sorti del monastero forni’, nel 1779, al potere regio il pretesto per riaprire l’inchiesta e concluderla a proprio vantaggio.

L’anno successivo, infatti, essa fu chiusa con la conferma dei diritti reali sulle Isole Tremiti e, nel 1782, l’abbazia fu soppressa ed i suoi beni incamerati nel demanio regio.

Una nuova vita inizio’ per Tremiti che vide lentamente spegnersi ogni residuo dei passati fastigi, divenendo, ad un certo punto, anche luogo di pena.

Il fascino, tuttavia delle memorie eternate negli avanzi imponenti del fortilizio, dei bastioni, degli angusti e misteriosi passaggi, della chiesa che ancora conserva qualche reliquia del tramontato fasto e la selvaggia bellezza dei costoni chiomati di pini, delle pittoresche scogliere, delle cale tranquille, delle ripe scoscese e delle odorose grotte hanno continuato a mantenere immutata una suggestiva atmosfera di poesia che ogni anno non manca di far affluire migliaia di turisti in queste isole da sogno.

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